Sintesi della relazione di Francesco Sinopoli

Data pubblicazione: 14 febbraio 2023

Uno sguardo al mondo

Con il pensiero alle popolazioni vittime del terremoto in Turchia e in Siria Francesco Sinopoli, segretario generale, ha aperto il quinto congresso nazionale della FLC CGIL, ricordando la tragedia nella tragedia di comunità, come quella curda, già provate dalla guerra e messe in fondo all’arrivo degli aiuti. E poi la guerra in Ucraina, alla vigilia del tragico anniversario dell’invasione russa.

“Cancellare le ragioni della guerra – ha detto - rappresenta l’ideale di senso più nobile e saggio che l’umanità possa attribuire alla fase storica che stiamo vivendo”. Da qui la richiesta al ministro Valditara di proclamare il 24 febbraio “giornata di mobilitazione nazionale per la pace e la convivenza democratica, promuovendo nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e negli atenei momenti corali di riflessione, discussione e approfondimento sui temi della pace e della guerra, nel rispetto della libertà di insegnamento e della sovranità degli Organi Collegiali”.

“Il rapporto tra la spesa per l’istruzione e la spesa militare è l’indicatore che più chiaramente rappresenta l’orientamento dell’umanità verso la sua autodistruzione”. Se, come richiesto da molti scienziati, si riducesse del 2% la spesa per le armi, si troverebbero risorse finanziarie per affrontare le tante emergenze planetarie, prima fra tutte quella climatica.

Impietosa e rigorosa l’analisi di Sinopoli sulle politiche internazionali all’indomani del 1989 e dei primi anni ’90 di cui sono figlie le crisi drammatiche che stanno segnato questo primo quarto di secolo. Ci si aspettava un’epoca di pace, ma è stato un susseguirsi di guerre: Iraq, con la destabilizzazione di tutto il Medio Oriente, ex Jugoslavia, anche questa nel cuore dell’Europa… E, dopo le torri gemelle, la seconda guerra dell’Iraq, quella in Afghanistan il cui epilogo conosciamo purtroppo bene, e così via. E intanto la Russia post-sovietica diventava “esperimento delle peggiori dottrine economiche neoliberali. Basta leggere qualche storia a caso tratta da quel capolavoro che è Tempo di seconda mano di Svetlana Aleksievic, Premio Nobel per la Letteratura nel 2015, per capire. Insomma, Putin si preparava da 20 anni a questa guerra mentre noi, per 20 anni, abbiamo fatto affari d’oro con Putin”. Stiamo vivendo “lungo periodo di instabilità, di conflitti, di radicalizzazione del modello capitalistico di accumulazione, produzione e consumo con le connesse crisi economiche ma soprattutto con l’accelerazione dello sfruttamento delle risorse naturali e del lavoro umano”.

Pandemia e cambiamenti climatici

Il rischio per la salute umane, addirittura per la sopravvivenza della specie è strettamente legato allo stato del nostro pianeta e alle conseguenze dei cambiamenti climatici, a loro volta, conseguenza di comportamenti e politiche dissennate. “Non tutti abbiamo la stessa responsabilità” – ha detto Sinopoli. Grandi potentati e pochi esseri umani traggono enormi profitti da un modello sociale non più sostenibile. “L’Antropocene ha un preciso tratto di classe”. Uno sviluppo sostenibile, avverte Sinopoli, si fonda su un rallentamento della crescita (come l’abbiamo concepita finora), su una redistribuzione delle risorse, su un allargamento dei beni comuni.

I beni comuni

Salute, cultura, istruzione, la ricerca, sono beni fondamentali per l’umanità e il perno di un diverso modello di sviluppo. Assistiamo a una sempre maggiore frammentazione delle competenze – avverte Sinopoli – e invece ci sarebbe bisogno di una maggiore comunicazione dei saperi di “una base culturale comune” che sola ci può aiutare a leggere, a capire, a vivere la complessità. Da qui il richiamo alla pedagogia degli anni ’60 che invitava allo studio per “non accettare il mondo così com’è”, con un messaggio di speranza e di fiducia nel futuro. Ma allora la politica si faceva dal basso e la partecipazione democratica era ampia. Molto forte il richiamo a Papa Francesco e ai suoi appelli per l’ambiente, per la pace, la solidarietà, l’accoglienza. Ora la destra vincente fa, invece, perno sulla sfiducia, la alimenta, si nutre delle paure, dello spauracchio del nemico.

Istruzione e cultura

Le scuole al centro dell’offensiva ideologica della destra. Il segretario ha ricordato le esternazioni sulla storia del ministro Valditara, e poi quelle sulle umiliazioni dei bulli, sulla meritocrazia della selezione… Quella che viene delineata da questo governo è una scuola dove tanti giovani “saranno tagliati fuori dai processi cognitivi veri, quelli che si confrontano con la complessità” dove non si apprende il pensiero critico. Una scuola che forma “soldatini più che cittadini, con l’orizzonte esclusivo dell’occupabilità in un mercato del lavoro povero precario e caratterizzato prevalentemente da mansioni a bassa qualificazione e naturalmente avendo l’impresa come riferimento sociale prevalente”. Con l’obiettivo di “costruire un nuovo senso comune, nazionalista, produttivista, sempre più delegante al capo, all’autorità”. Si alimenta l’idea della buona scuola di una volta, a cui, purtroppo, anche una parte della sinistra è stata sensibile. Allora “valutazione formativa” al posto di meritocrazia. Anche per valorizzare il ruolo dei docenti e la libertà di insegnamento. Sinopoli ha richiamato l’attenzione su una revisione dei cicli scolastici, costruendo un percorso che dalla scuola di infanzia arrivi al diploma, portando l’obbligo a 18 anni, ma con un rinnovamento dei contenuti e delle metodologie. Non poteva mancare un riferimento all’alternanza scuola-lavoro, di cui Sinopoli chiede la cancellazione, almeno nelle attuali forme. Il rapporto scuola-lavoro dovrebbe essere “un’esperienza di apprendimento e di senso”.

La questione autonomia

Dopo una lunga riflessione anche storica sul rapporto tra stato centrale e territorio, Sinopoli ha ricordato come nel pensiero democratico italiano l’autonomia significa autogoverno e pratica di democrazia diretta. Il bilancio dell’esperienza di autonomia regionale nel nostro paese andrebbe profondamente rimessa in discussione. Le attuali regioni, chiarisce Sinopoli, sono ”una copia dello Stato centrale”, ma hanno mantenuto tutti i divari territoriali, primo fra tutti quello nord-sud. Un esempio per tutti: un bambino del sud fa 200 ore di scuola in meno di un coetaneo del nord (la fonte è lo Svimez). A partire dalla riforma sbagliata del Titolo V, voluta dal centro-sinistra nel 2001, ora il centro-destra cerca di introdurre l’autonomia differenziata. Con rischi evidenti soprattutto, ma non solo, su scuola e sanità, con ricadute sul contratto collettivo nazionale e sui trattamenti del personale, tradendo l’articolo 3 della Costituzione. Sinopoli ha poi ricordato il paradosso della distruzione delle risorse del PNRR per contenere la dispersione scolastica che sono finite laddove questo fenomeno non c’è.

I rischi di deriva delle politiche autonomiste erano già state intuite e infatti lo si è dimostrato con la logica competitiva con cui si è affermata l’autonomia universitaria, anche qui con la penalizzazione degli atenei del sud.

L’università

“La difesa e il rilancio del sistema universitario nazionale è il presidio di una vera autonomia universitaria, cioè uno spazio in cui sviluppare una didattica e una ricerca libere da ingerenze: una concezione radicalmente diversa, se non opposta, all’attuale interpretazione liberale della libera competizione tra atenei indipendenti, nel quadro però delle diseguaglianze tra i territori”. 

Con soddisfazione Sinopoli ha ricordato la battaglia della Cgil per aumentare il Fondo Ordinario degli atenei, dopo anni di tagli: 850 miliardi in più nella legge di bilancio 2022.

La ricerca

Sinopoli ha definito assurdo il mantenimento della distinzione tra enti strumentali e non. Una frammentazione insensata anche a livello contrattuale a seconda del ministero vigilante. Ha ricordato, poi, la lunga lotta della Cgil per difendere la ricerca pubblica e stabilizzare i precari e proporre una struttura nazionale di indirizzo, governo e finanziamento di tutta la rete di ricerca.

L’alta formazione artistica e musicale

Dopo decenni le istituzioni Afam si stanno sempre più configurando di livello universitario, ma vanno contrastate le tendenze alla privatizzazione sempre più pressanti in questo settore. In questo settore Sinopoli ha auspicato l’introduzione di un sistema di valutazione diverso da quello dell’università che è centrato “su indici e parametri quantitativi, oltre che su soglie e algoritmi talvolta astrusi e misteriosi che sta degradando la libera attività di ricerca”. 

La scuola

“Tutta la stagione delle riforme, dalla metà degli anni ‘70 fino alla fine degli anni ’90, è stata possibile grazie a grandi processi di partecipazione e lotta sociale intorno alla centralità del sapere per tutti e di una scuola aperta alla partecipazione”. A 20 anni dall’autonomia scolastica si è verificato l’opposto di quanto ci si aspettava. Solitudine, autoreferenzialità, chiusura, rapporti difficili col territorio. E aumento di incombenze burocratiche sulle segreterie, con sempre meno personale. Anche i docenti insegnano nel chiuso delle loro classi. E gli organi collegiali hanno perso vivacità. E invece dovrebbe essere comunità educante. Al rilancio della partecipazione, Sinopoli affianca il lavoro per la costruzione di una nuova professionalità di tutto il perdonale della scuola, a partire dai docenti.

Sinopoli auspica, ma su questo c’è l’impegno del sindacato, un rinnovato progetto pedagogico affinché la scuola diventi “un piccolo laboratorio sociale per la partecipazione consapevole dei cittadini”. Poi si è soffermato sulla figura docente “sempre più marcata degli aspetti organizzativi su quelli didattici e culturali”, più “terminale burocratico piuttosto che artefice del lavoro educativo”. 

Le vertenze e il contratto

Riduzioni di organico e precariato, ridefinizione dei profili di fronte ai cambiamenti del lavoro e della sua organizzazione, emergenza salariale. In queste tre questioni si può sintetizzare la condizione del personale della conoscenza, per non parlare dello stato degli edifici, in particolare quelli scolastici. 

Il contratto del 2018 ha posto fine a un blocco durato un decennio che ha ridato fiato, protagonismo anche alle RSU, ha dato impulso alla contrattazione decentrata, ha corretto distorsione della legge 107/15, tra cui la chiamata diretta dei docenti.

La trattativa per il rinnovo 2019-2021 è in corso e finora ha portato a un primo risultato di aumentare gli stipendi del 3,78%, un aumento che i lavoratori e le lavoratrici hanno cominciato a percepire. Ma la trattativa è ancora in corso. Al momento ai 300 milioni stanziati dal precedente governo per la valorizzazione professione, e che il sindacato rivendica vadano sulla retribuzione fissa, se ne sono aggiunti altri 100. Si sta discutendo sugli inquadramenti professionali in tutti i settori del comparto e sul finanziamento degli enti di ricerca non finanziati dal Mur, oltre che sull’annosa questione del precariato, dei lettori e Cel, sulla riconquista di nuove materie alla contrattazione. Tanti i temi in discussione che forse non sarà possibile risolvere in questa tornata contrattuale, compreso il fatto che non tutto il personale dell’università è regolato da contratto. Sinopoli ha anche ricordato che il contratto di cui si sta discutendo è già scaduto, quindi bisogna pensare alla prossima tornata, quella del 2022-2024.

Dopo avere fatto riferimento anche alla situazione contrattuale nei settori privati della scuola e della formazione, Sinopoli si è avviato alla conclusione, ricordando il lungo e faticoso lavoro sindacale svolto in questi anni anche durante la pandemia. E con un appello all’unità sindacale e delle forze democratiche e dei movimenti.