sintesi dell’intervento di Maurizio Landini
Data di pubblicazione: 15 febbraio 2023
“Non rinunciare a costruire la pace”. Con questo appello il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini ha aperto il suo intervento al V Congresso della FLC. Questa guerra è per ridefinire gli equilibri geopolitici del mondo e il rischio che corriamo è una guerra nucleare. Da qui l’invito alla mobilitazione per sollecitare la politica a intervenire. Nelle guerre a pagare è soprattutto il mondo del lavoro, sono gli ultimi. Il movimento sindacale nel chiedere lo stop all’aumento delle spese militari a favore di uno spostamento di risorse verso istruzione, sanità, ambiente, sviluppo sostenibile, propone un nuovo modello sociale, una diversa visione del futuro con al centro la persona umana e la giustizia sociale. Queste sono le condizioni per la pace. “Essere spettatori è essere complici”.
Landini si è poi soffermato sui rapporti con la politica e con l’attuale governo. Ha parlato di crisi democratica e di crisi della rappresentanza, riferendosi al calo degli elettori, confermato drammaticamente nelle ultime elezioni regionali. La maggioranza dei cittadini non si riconosce nei partiti e non si sente rappresentata. E il mondo del lavoro non si sente più rappresentato da questa sinistra. È come se – ha spiegato – le idee che avevano animato i partiti comunista, socialista, socialdemocratico avessero perso la spinta propulsiva. A differenza degli anni ’70 quando il mondo del lavoro era entrato nella cultura politica. Tra le ragioni di questa perdita di fiducia c’è il fatto che quando ha governato la sinistra si è limitata a una redistribuzione, ma non è intervenuta sui modelli organizzativi sociali e produttivi, non ha messo in discussione la predominanza del mercato. “Il precario è rimasto precario sotto qualunque governo, per questo non si sente rappresentato”. Il segretario ha spiegato cosa comporta intervenire sui modelli organizzativi e sul significato del cambiamento. Che non è solo agire su salario e orari, importantissimi – ha precisato, ma intervenire nella progettazione, confrontarsi e vincolare le controparti su come si lavora e cosa si produce, sul governo dei cambiamenti tecnologici e sulla gestione dei dati. Questo nell’interesse non solo del lavoratore ma anche del cittadino e della qualità della vita delle persone. Rappresentare il mondo del lavoro significa saper intervenire prima che le decisioni vengano prese. E qui Landini è entrato nel merito del rapporto con il governo. Il quale ha dimostrato molta disponibilità all’ascolto anche delle proposte sindacali, ma senza che sia mai stata aperta una trattativa vera e propria. La presidente Meloni ha chiarito che il sindacato rappresenta interessi di parte, mentre il governo gli interessi generali, quindi ascolto sì, ma le decisioni no. È un grosso equivoco, secondo Landini, perché non è vero che il sindacato confederale rappresenta solo i lavoratori dipendenti. “Noi siamo per estendere i diritti (salute, istruzione, sicurezza) anche a chi non è dipendente”, sapendo che le facilitazioni per gli autonomi approvate dal governo sono pagate dalla fiscalità generale, alimentata da lavoratori dipendenti e pensionati.
Questo governo, precisa Landini, prefigura un cambiamento istituzionale i cui perni sono presidenzialismo e autonomia differenziata, in una parola il primato della politica, del potere di che è stato votato dal 37% degli elettori, sulla rappresentanza sociale. L’autonomia differenziata significa aumento delle diseguaglianze e messa in discussione dei contratti collettivi. Col presidenzialismo si mette in discussione una istituzione che funziona come la presidenza della repubblica mentre invece si dovrebbe intervenire sulla legge elettorale.
Landini non si nasconde la difficoltà, ma ritiene che il sindacato deve porsi questo problema della rappresentanza generale per combattere la frammentazione del mondo del lavoro che comporta la competizione tra lavoratori. Per allargare la rappresentanza va cambiato anche il modo di lavorare del sindacato, le modalità organizzative. Landini propone una grande lavoro intercategoriale sui territori per vertenze che interessino gruppi sempre più ampi di cittadini. Ricorda il ruolo delle Camere del Lavoro di fine Ottocento che erano centri di incontro di tutti quelli che lavoravano, dall’artigiano all’apprendista. Per questo auspica anche un rapporto e una collaborazione col volontariato, i gruppi di base, molti dei quali si richiamano alla dottrina sociale della chiesa contro lo sfruttamento e sono sostenuti da papa Francesco. Aprire le sedi territoriali e parlare con i lavoratori, soprattutto con i giovani, con chi non conosce il sindacato.
Per Landini, infine, il congresso è una grande occasione, proprio nell’intento di una maggiore unità del mondo del lavoro, per attivare una più proficua collaborazione tra le categorie su temi come il salario, la formazione, la legge sulla rappresentanza, salute e sicurezza, diritto all’istruzione e alla salute e un nuovo modello di sviluppo anche con la partecipazione pubblica.