Il ruolo della conoscenza nella costruzione di una coscienza antimafia
Data di pubblicazione: 16 febbraio 2023
La terza e ultima giornata del V Congresso nazionale della FLC CGIL si apre con il contributo video di Luisa Impastato, Presidente dell’associazione Casa Memoria e nipote di Peppino e Felicia Impastato.
L’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato ha sede a Cinisi e si occupa di custodire e trasmettere la memoria di Peppino così come ci ha lasciato in eredità Felicia, che all’indomani della morte del figlio si è rifiutata di rinchiudersi nel silenzio mafioso, impostole dalla tradizione e dalla famiglia, e ha aperto le porte della sua casa per raccontare il suo Peppino.
Un contributo, quello di Felicia, enorme sia dal punto di vista giudiziario, ma anche in termini di riscatto della memoria di Peppino, ucciso due volte: la prima con il tritolo per volontà del boss Gaetano Badalamenti, la seconda quando è stato fatto passare per suicida e terrorista. Felicia ha trasformato il suo lutto personale in storia collettiva e in azione politica, dando continuità alle idee e alle lotte di Peppino.
Allo stesso modo, anche con Casa Memoria, la memoria diventa veicolo sociale, strumento di emancipazione, base su cui costruire una coscienza antimafia a partire dalla propria testimonianza, nella convinzione che la memoria non si debba limitare al mero ricordo.
Luisa Impastato si sofferma a lungo sull’importanza di parlare alle nuove generazioni: “È straordinario che la figura di Peppino sia un punto di riferimento per tanti giovani che si identificano nelle sue battaglie e nelle sue idee. E non solo per quanto concerne la lotta alla mafia, ma anche per la sua militanza supportata da idee ben precise di giustizia sociale, tutela dei diritti umani e della dignità umana, contro lo sfruttamento dei lavoratori e l’abusivismo edilizio, per la tutela dell’ambiente. Idee che lo hanno indotto a opporsi alla mafia, che incarnava la negazione a lui più prossima di questi diritti. Per noi di Casa Memoria è importante trasmettere alle migliaia di ragazzi che varcano la nostra soglia che la straordinarietà dell’esempio di Peppino va considerata alla luce della sua situazione familiare. Era figlio di un mafioso e nipote di un capomafia, eppure non solo ha scelto di dissociarsi dal solco tracciato dalla sua famiglia ma ha compiuto una scelta più radicale. Ha lottato contro la famiglia e la cultura di appartenenza, anche a discapito del rapporto con il padre.”
Un punto cruciale toccato da Luisa Impastato riguarda il ruolo della conoscenza nella costruzione di una coscienza antimafia. “Crediamo fortemente nel ruolo dell’istruzione e della cultura, in continuità con il pensiero di Peppino e con quanto Felicia provava a trasmettere ai ragazzi. Se da un lato pensiamo che debba essere necessario e incisivo il ruolo delle istituzioni per garantire i diritti fondamentali che spesso vengono scambiati per favori e su cui la mafia agisce e fa leva, dall’altro lato è fondamentale lavorare sulla sensibilizzazione e sulla costruzione di una coscienza antimafia solida. Il che significa anche creare una società che possa pretendere che la politica abbandoni ogni tipo di ambiguità, che le istituzioni diano l’esempio e che seguano atteggiamenti coerenti. Bisognerebbe considerare il tema della lotta alla mafia come prioritario all’interno delle agende di governo”. E sulle recenti vicende relative all’arresto del boss Matteo Messina Denaro commenta: “Anche se, in modo a mio avviso insufficiente, è stato messo al centro del dibattito pubblico il tema della mafia e della lotta contro la mafia, l’arresto non può e non deve configurarsi come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza per insistere con le nuove generazioni che stanno beneficiando delle conquiste ottenute in questi anni.” E aggiunge: “Quando trent'anni fa la mia famiglia organizzava nella scuola di Cinisi incontri che avevano come tema la lotta contro la mafia o il ricordo di Peppino, alcuni genitori non mandavano i figli a scuola. Oggi, per fortuna, questa cosa non solo è impensabile ma siamo orgogliosi di registrare il protagonismo degli studenti nel corteo del 9 maggio. La casa dove abitava Gaetano Badalamenti, a cento passi dalla Casa Memoria, è diventata un bene confiscato e ospita la biblioteca comunale. Quello che prima era il centro del malaffare di Cinisi è oggi il centro culturale del paese. Ecco, quindi, che ritorna la cultura come strumento di riscatto, di emancipazione dalla cultura mafiosa. Abbiamo mutuato da Peppino l’idea che la forza collettiva e l’aggregazione siano strumenti di resistenza contro la mafia e cerchiamo di trasmetterlo quanto più possibile alle nuove generazioni. Casa Memoria è diventata un avamposto della cultura antimafia ed è visitata da centinaia di ragazzi ogni giorno. Mia nonna Felicia diceva sempre che se una storia smetti di raccontarla finisce per scomparire. Se oggi, a distanza di quasi quarantacinque anni, la storia di Peppino è così sentita e viva, ispira l’impegno di tanti ragazzi e ha formato ideologicamente più generazioni, vuol dire che aver raccontato la sua storia ha avuto un senso. Vuol dire anche che in questa storia a vincere non è stata sicuramente la mafia. Casa Memoria ha la responsabilità di continuare questa trasmissione dando vita a un passaggio di testimone, che non è soltanto giusto ma necessario per consolidare quanto si è ottenuto negli anni e per non vanificarlo. La memoria deve essere la base per costruire un futuro migliore e per potersi occupare attivamente e concretamente del presente. Chi guarda alle lotte di Peppino e le fa proprie è chiamato a una responsabilità individuale e collettiva.”
In conclusione dell’intervento, Luisa Impastato invita tutte e tutti a Cinisi il prossimo 9 maggio in occasione del quarantacinquesimo anniversario della morte di Peppino.